10.23.2002

RACCONTO

Mi chiedo perché mai un uomo, tutti i giorni, faccia quella strada, in macchina, alla stessa ora, con il suo cane in auto.
Me lo chiedo ma in realtà non mi interessa, non penso mai ad una risposta. Spesso la mia mente ha voglia solo di pensare un po’, senza conclusioni, così tanto per farlo, tanto per sentirsi viva.
Questa frase mi ricorda qualcosa di appreso anni fa su un libro. Qualcosa di imparato a forza, qualcosa di cui non capivo l’utilità. Qualcosa che ora è MIO. Solo mio, al di la delle dotte interpretazioni, è qualcosa di mio. Forse una frase letta sul tram, mentre andavo a scuola, fra volti conosciuti e consueti. Volti che ora, pur tornando a quella fermata, pur salendo su quel tram a quell’ora, non incontrerei più. Ogni mattina mi alzavo alle 7 ed andavo alla fermata. Non mi davo mai appuntamento con nessuno, perché in quel caso sarei andata sola,eppure non c’era giorno che non facessi quella strada con qualcuno che conoscevo. Qualcuno che percorreva la mia stessa via. Mi sono distaccata da quel tram in maniera fittizia. Nella primavera del 5° liceo, mi sono comprata un motorino. Per comodità, dicevo. In realtà, vicino alla fine di quei giorni, mi ingannavo pensando che ,quando avrei voluto, sarei potuta risalire sul tram, ripercorrendo così la solita strada, con i soliti passeggeri, come ogni mattina.
Sono arrivata in ufficio alle 9:00. In genere arrivo sempre a quest’ora. La mia sedia, la mia stanza ( che condivido con un ragazzo che credo abiti vicino casa mia, ma che, nonostante il traffico di Roma, ogni volta che arrivo è già La. Mi chiedo se conosca qualche scorciatoia che io ignoro.) la mia scrivania, piena di foglietti sparsi con appunti e abbreviazioni di cui non ricordo più il significato. Capita. Sento da fuori la voce della mia segretaria in preda ad isterismi. Lo fa sempre. Non capisco perché se la prende sempre così tanto. Venticinquenne, occhi scuri, carnagione olivastra, non si divide mai dalle sue gocce di Lexodane. Si chiama Eliana.
Tornando a casa mi sono fermata a fare la spesa. Lui, il mio lui era là. Per fortuna aveva pensato di ordinare due pizze. Aveva gia ordinato anche per me. Non che la cosa mi innervosisca. Ma a me (mi) piace cambiare sempre gusto. O cmq scegliere, anche se poi alla fine magari prendo sempre la solita margherita. Non so, la pizza la scelgo a seconda dell’umore. Abbiamo passato la notte insieme. Non siamo sposati, credo che se fosse mio marito, non riuscirei ad essere così moglie con lui.
I miei capelli sono intrattabili quando è brutto tempo. Lisci ma elettrici. Sono bionda. Almeno così si può dire. Sapete di questi colori che vengono fuori da colorazioni su colorazioni, rossa, castana, “meschiata” … Odio quando di prima mattina devo truccarmi e prepararmi. Odio guardarmi allo specchio appena sveglia. Appena distinguo la mia immagine. Gli occhi semi chiusi, vista appannata, fino a che non mi sciacquo almeno il viso. Se fosse per me rimarrei in quello stato per tutta la giornata. Non tutte le mattine, ma spesso si. Lui ancora dorme. Il suo lavoro, a tratti massacrante, gli permette di avere però orari flessibili. Che invidia vederlo ancora dormire nel letto.
“Buongiorno amore, dormito bene? Di là ti ho lasciato la colazione fatta, mi raccomando chiamami ogni tanto”
“Uhmmmm si, giorno.. si si .. ah buon lavoro”
…………
Mi chiedo perché mai , tutti i giorni, un uomo faccia quella strada, in macchina, alla stessa ora, con il suo cane in auto.
La prima sigaretta della giornata la fumo in macchina. Ormai è una sorta di rito, la accendo prima di partire, con la macchina già in moto e so che quando arriverò al secondo semaforo sarà già finita. La prima sigaretta della giornata è molto diversa dall’ultima.
Alle 9:00 arrivo in ufficio. Alle 18:00 sono ancora alla mia scrivania. Non ho avuto un break. Nemmeno la pausa pranzo mi ha distolto un po’ dal lavoro che stavo facendo. Eliana correva avanti e indietro da una stanza all’altra portandomi pratiche da controllare e da firmare. Sono un po’ stanca.
E’ ottobre. Sono tornata a casa sempre con la mia auto blu, blu, non ricordo nemmeno perché l’ho scelta di questo colore. Mi stupisco sempre quando, dopo l’estate, mi accorgo che è notte quando per me è ancora giorno. I limiti tra divertimenti e doveri si sfumano. A casa lui non c’era. Sola, nella mia stanza, nel mio lettone, guardo la tv e chatto con i tanti amici che ho nella rete. Amici virtuali, compagni di chiacchierate notturne, senza senso, dove ognuno ha la sua maschera, diversa da quella che si ha nella vita “vera” ma sempre una maschera.
C’è posta per te. Frase resa famosa da un film comune, banale che racconta una favola che forse qualcuno avrà vissuto, o che forse qualcuno vivrà. Chissà, comunque non sono io e non mi interessa.
C’è anche il mio lui, l’altro mio lui. Non tradisco, non convenzionalmente. Almeno non credo. Vorrei proprio conoscere dove sono scritte tutte queste cose, perché io non le capisco. Spiegatemi il limite tra amore e ossessione, gelosia e possessione, tradimento e fedeltà. Ditemi dove sono scritte, andrò a leggere e imparerò. La luce intermittente del televisore durante la pubblicità mi fa da sonnifero. Domani mi alzerò e non ricorderò la maggior parte delle cose che ho pensato.

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Era talmente tanto tempo che non scrivevo qui che hanno cambiato tutto... bisogna passare per l'account di gmail... e il bello è che... ...